La brezza del mattino ha segreti da dirti. Non tornare a dormire.
“Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” Questa una delle tante citazioni che ci arrivano dal Poeta e mistico sufi Jalal ad-Din Rumi, conosciuto come Jalāl ad-Dīn Muḥammad Rūmī o Mevlānā in Turchia e come Mawlānā in Iran e Afghanistan. Il grande Rumi fu il fondatore della confraternita sufi dei “dervisci rotanti” (Mevlevi), e dopo la sua morte, avvenuta nel dicembre del 1273 i suoi seguaci si organizzarono nell’ordine dei Mevlevi, e con le danze rituali cercano di raggiungere alti stati meditativi. Rumi fu un grande studioso del Corano ma la sua visione superava tutte le barriere religiose. Si racconta che al suo funerale, che durò quaranta giorni, vi parteciparono musulmani, ebrei, cristiani, persiani e greci.
Per quanto molti vogliano far passare per, ormai, folklore le danze dei Dervisci, queste non lo sono divenute affatto, anche se nei ristoranti per turisti è possibile ammirare l’arte di ottimi imitatori che non appartengono però alla confraternita.
Presso il centro culturale HODJAPASHA a Istambul, è possibile assistere, in silenzio religioso, alla Cerimonia Turbinante dei Dervisci rotanti che si muovono al ritmo del Concerto di Musica Sufi. Nessuna distrazione ammessa. Niente telefoni. Nessun apparecchio video o fotografico. A dimostrazione della spiritualità del contesto ospitante, prima che la musica inizi, o durante gli stacchi musicali, vi sarà possibile ascoltare il respiro della persona che vi siede accanto. Ascoltare musica Sufi e guardare i Dervisci nell’atto di raggiungere lo stato meditativo ti trascina, volente o nolente, in uno stato dell’essere in cui ognuno di noi si vede nella propria vita.
Il nome Mevlana Celaleddin-i Rumi rappresenta l’Amore e il volo estatico all’infinito. La confraternita Mevlevi è fondata completamente sull’amore e sulla tolleranza. Il flautista, batterista i cantanti e il coro costruiscono un insieme chiamato “Mutrip“. Dietro il Mutrip si posizionano i Dervisci.
Il cantante intona il Naat-i Serif, l’opera che si compone di lodi al profeta Mohammed, dopo il quale si impone la voce del tamburo che rappresenta il comando Divino “Sii”.
Di seguito arriva il flauto, che rappresenta l’anima donata all’Universo. Poi, i Dervisci si inchinano l’uno all’altro riconoscendo in questo modo il centro della verità Divina che esiste nel cuore di ognuno di noi. A questo punto lasciano cadere i mantelli e cominciano a girare, rappresentando la nascita dell’umanità. Il vestito dei Dervisci è un costume speciale, il cui insieme indica la morte dell’ego. Il cappello, chiamato Sikke è del colore della terra e simboleggia la pietra della tomba dell’ego. Il mantello, hirka, lungo e nero, simboleggia la sua tomba. La gonna lunga, tennure, rappresenta il lenzuolo funebre. Quando i Dervisci entrano lo fanno con le braccia incrociate sul petto, volendo somigliare al numero uno in unità con Dio. Durante la Cerimonia turbinante (Sema) le loro braccia si tendono verso l’alto, la mano destra aperta verso l’alto e la mano sinistra girata verso il basso “Da Dio riceviamo, all’uomo offriamo; non teniamo niente per noi stessi”. Proprio come la luna e i pianeti orbitano intorno ai loro assi e intorno al sole, così i Dervisci lo fanno per arrivare alla verità Divina. I cicli di meditazione sono tre. Durante il primo ciclo i dervisci osservano tutti i mondi. In questo modo raggiungono la grandezza e la maestosità di Dio, liberandosi dai dubbi testimoniano la loro fede nell’Unità di Dio. Durante il secondo ciclo la loro intera esistenza si dissolve dentro l’Unità Divina. Durante il terzo ciclo arrivano allo svincolo dell’inesistenza umana ed entrano nell’Esistenza Divina.
La cerimonia termina con l’assolo del flauto e una lettura del Corano. E così il viaggio finisce. In realtà termina solo una fase del viaggio spirituale che continuerà in ogni momento della vita dei seguaci Mevlana e di tutti quelli che cercano il Divino dentro se stessi. Assistere alle danze mistiche dei dervisci ti rapisce l’animo e le emozioni fluiscono nella contemplazione di tutto quel mistero.